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Le recenti riforme fiscali in Asia

Nel corso dello scorso mese, in diverse nazioni chiave dell’Asia, sono state varate una serie di nuove leggi in materia fiscale, e altre sono in corso di discussione. Queste riforme sono in vario modo destinate a favorire gli investimenti esteri, stimolare l’economia e ridurre il deficit fiscale di ciascun paese.

In Asia le riforme fiscali incidono inevitabilmente su tutte quelle imprese che hanno una partecipazione in questo continente, e rappresentano una variabile importante degli investimenti futuri nella regione. In questo articolo, diamo uno sguardo ai principali cambiamenti normativi avvenuti di recente.

Malesia

Allo scopo di stimolare gli FDIs (Foreign Direct Investments) dai paesi islamici, il governo malese a breve implementerà una nuovo struttura impositiva che favorirà i cosiddetti Islamic Bonds. Gli Islamic Bonds sono strutturati in modo tale da non infrangere la “legge islamica”, e il primo ministro malese all’inizio di questo mese ha annunciato che diverse tipologie di questi bond, tra cui ijara e wakala, gioveranno di particolari deduzioni fiscali fino al 2018. Questa mossa è guidata dalla volontà di diversificare il portafoglio degli investitori in Malesia.

A partire dall’aprile dell’anno prossimo sarà poi inserita una GST (Goods and Services Tax). La nuova imposta sarà del 6%, e il suo effetto dovrebbe aumentare l’inflazione dal 3,3 per cento del 2014 al quattro o cinque per cento nel 2015.

Tailandia

Il primo ministro tailandese, Prayuth Chan-Ocha, all’inizio di questo mese ha annunciato l’introduzione di un’imposta sulla successione e sulla proprietà privata. Sebbene i dettagli non siano ancora stati rivelati, il piano mira a ridurre la disuguaglianza economica tra ricchi e poveri, con i redditi più alti che dovrebbero essere tassati oltre il 20 per cento del loro salario.

Chiaramente, l’annuncio di questa manovra ha suscitato proteste da parte dei super-rich del Paese. Tuttavia, questa riforma rappresenta uno step importante verso gli obiettivi di bilancio futuri. Infatti, il governo tailandese ha recentemente pubblicato i dati relativi al gettito fiscale per l’anno finanziario chiusosi il 30 settembre 2014, con entrate l’8,8 per cento inferiori a quanto preventivato. Le risorse provenienti dalla nuova tassazione dei ceti alti aiuteranno quindi ad aumentare la entrate tailandesi.

Vietnam

Lo scorso 15 ottobre il Vietnam ha modificato le sue Corporate Income Tax (CIT) e Value-Added Tax (VAT). Per quanto riguarda la CIT, le imprese saranno ora in grado di detrarre alcune spese fino a un massimo del salario medio mensile di un impiegato. Queste spese includono:

  • Spese documentate di ogni impiegato per funerali e matrimoni.
  • Viaggi durante festività nazionali.
  • Supporto per training.

Inoltre, profitti derivanti da ricerca scientifica e innovazione tecnologica saranno ora esenti dalla CIT per un massimo di tre anni. Profitti derivanti dalla vendita di beni prodotti da strumenti di nuova tecnologia saranno anch’essi esenti fino a cinque anni.

Per quanto riguarda la VAT, le principali modifiche sono:

  • Se un debitore vende beni a garanzia del credito stesso su autorizzazione del creditore per ripagare il prestito stesso, l’operazione non è soggetta a VAT.
  • Contribuenti con entrate superiori a VND 50 miliardi (USD 2,35 milioni) dovranno ora adempiere la dichiarazione dei redditi trimestralmente.

Australia

Il primo ministro australiano Tony Abbott sembra spingere per la modifica dell’attuale GST nel Paese. Nel corso di un recente intervento al Parlamento australiano, Abbott ha chiesto un «dialogo maturo» sulla GST in quanto la questione sarà centrale nell’incombente e più ampia riforma del sistema fiscale del paese.

La classe operaia australiana non ha esitato a criticare il primo ministro, accusandolo di voler aumentare la GST (che non è masi stata aumentata fin dalla sua introduzione nel 2010) e dichiarando che una tale manovra andrà a penalizzare maggiormente le classi più povere del Paese. Se l’aumento dell’imposta non è ancora stato confermato, diversi segnali indicano sicuramente che il primo ministro australiano vuole aumentare le tasse.

Sri Lanka

All’inizio di questa settimana, il governo dello Sri Lanka ha pubblicato il bilancio di previsione relativo al 2015. Il documento contiene numerose riforme volte a: sostenere la crescita economica, ridurre il deficit fiscale e ammodernare i settori dell’export. Le principali novità sono:

  • Taglio del tetto massimo della pay-as-you-earn personal income tax al 16 per cento, e riduzione della VAT dal 12 all’11 per cento.
  • Esenzione dalla income tax per imprese esportatrici con investimenti (all’interno dello Sri Lanka) di almeno USD 2 milioni in macchinari e attrezzature.
  • Aumento del dazio sulle importazioni straniere di oro del 3,5 per cento.

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