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Sara` Palermo il nuovo porto della Via Della Seta?

L’Italia è in procinto di firmare un Protocollo d’Intesa con la Cina, riguardante il proprio supporto alla Belt and Road Initiative, e mira a porre la firma definitiva sull’accordo durante la visita del Presidente Cinese Xi Jinping, a Roma il 22 e 23 Marzo.

È significativo il fatto che, dopo Roma, il presidente Xi visiterà la città ed il porto di Palermo. Quest’ultimo, facente parte dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Occidentale (AdSP – Western Sicilian Sea Port Authority), è situato nel nord-ovest della Sicilia, sul Golfo di Palermo nel Mar Tirreno, al centro del Mar Mediterraneo. Ospita mercantili, navi da crociera ed un cantiere navale della Fincantieri SpA.

La Istmo srl di Palermo ha lavorato su un progetto che mostra come gli investimenti potrebbero incrementare la capacità gestionale del porto dal livello attuale di circa 10.000 TEU fino a 16 milioni di TEU, superando l’attuale traffico in termini di TEU di Rotterdam. Si stima che sarebbe necessario un investimento di €5 miliardi ($5.67 miliardi).

È stato riferito che una delegazione di funzionari cinesi si sia recata presso l’Eurispes, Istituto di Studi Politici, Economici e Sociali, per discutere il progetto, che potrebbe diventare un punto di snodo nella Belt and Road Initiative cinese.

Alberto Vettoretti, Managing Partner di Dezan Shira & Associates China, spiega così l’importanza degli investimenti cinesi nel sud Italia:

“Il precedente primo ministro italiano, Paolo Gentiloni, è stato uno dei pochi capi di governo occidentali a presenziare alla conferenza inaugurale della Belt and Road a Pechino (sebbene non abbia firmato nessun protocollo d’intesa), dimostrando che l’Italia ha sempre mostrato interesse per un maggiore legame con la Cina, nonostante le crescenti critiche da parte di Washington e Bruxelles.

La posizione italiana non sembra essere cambiata; di fatto, al contrario, il governo populista sta sfidando le politiche di Bruxelles tramite azioni legali nell’ambito di agricoltura, finanza, politiche migratorie, dunque non sarebbe una sorpresa se venisse firmato un Protocollo d’Intesa sulla Belt and Road.

D’altra parte, l’UE vorrebbe un fronte unito che limiti gli investimenti strategici cinesi in Europa. Tuttavia, l’attuale governo italiano sembra avere idee differenti. La Cina ha già investito molto in Italia in settori strategici, mentre le societa` cinesi, come Huawei, non sono guardate con diffidenza come in altri Paesi occidentali e si sono aggiudicate contratti importanti. L’attuale sottosegretario allo sviluppo economico, Michele Geraci, ha vissuto in Cina per 10 anni ed influenza l’atteggiamento del governo italiano nei confronti della Cina.

Un aspetto chiave per il governo italiano per quanto riguarda la Cina e la Belt and Road Initiative è il fatto che il sud Italia ha un’estrema necessità di investimenti infrastrutturali e l’attuale governo ha le mani legate. Non potendo aumentare il deficit del Paese sotto le regole UE vigenti, investimenti cinesi o piccoli finanziamenti o infrastrutture per dare vita ad attività economiche sono quindi naturalmente apprezzati.

Nei nostri uffici italiani di Dezan Shira & Associates, siamo consapevoli che sono già in corso dibattiti riguardanti gli investimenti nei porti del sud Italia, come anche a Genova e Palermo. Non riteniamo che questi potenziali investimenti possano essere particolarmente ingenti o che possano generare un “disastro” diplomatico tale da danneggiare i rapporti con altri Paesi occidentali. L’investimento della COSCO nel porto del Pireo in Grecia è una storia di successo che indica che, qualora progetti simili venissero portati avanti nel sud Italia, apporterebbero ulteriori benefici alla comunità locale, al potenziale delle esportazioni italiane verso la Cina ed altri Paesi lungo la Belt and Road e, aspetto forse di maggiore importanza, alle esportazioni cinesi e asiatiche verso l’Africa (dalla Sicilia e dalla Calabria). Inoltre, così la Cina avrà una sua bandierina sulla cartina geografica in un punto piuttosto interno all’UE, un bel colpo per Pechino.”

Lo sviluppo arriverebbe in un buon momento per Palermo e la Sicilia, ma solleverebbe anche ulteriori preoccupazioni circa gli investimenti cinesi nei servizi di traporto europei. Funzionari di Bruxelles e Washington hanno espresso apprensione crescente verso gli investimenti della Cina nei trasporti europei, in particolare nei porti e nei settori logistici.

La cinese COSCO Shipping Ports Limited gestisce la Piraeus Port Authority SA (PPA) in Grecia e, nonostante l’aumento del traffico e dei profitti, ci sono perplessità riguardo il livello di investimenti in attività non direttamente legate alle attività portuali tradizionali, come servizi alberghieri e commerciali, e l’effetto sugli affari locali.

Il mese scorso, la PPA ha firmato un Protocollo d’intesa con l’autorità portuale italiana che amministra i porti di Venezia e Chioggia. Inoltre, si prevede che il porto di Genova firmi un accordo per costituire una joint venture con la China Communications Construction Company (CCCC) il 23 Marzo.

Ciò avviene in un momento in cui l’Unione Europea (UE) ha proposto l’adozione di nuove misure di screening per le compagnie statali estere che vogliano acquistare partecipazioni nei porti europei, proposta che ha incontrato la disapprovazione di alcuni stati membri che accusano Bruxelles di interferire negli affari di stati sovrani, specialmente quando le stesse regole vengono applicate a progetti infrastrutturali non patrocinati dall’UE.

A partire dal 2000, le societa` cinesi hanno acquisito partecipazioni in circa 15 porti in Europa, che gestiscono in totale più del 10% del traffico di containers tra la Cina e l’Europa, secondo l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) di Parigi.

La societa’ statale COSCO Shipping Ports e la China Merchants Port Holdings hanno acquisito partecipazioni a Port Said, in Egitto; Casablanca e Tangier, in Marocco; Marsaxlokk, Malta; Instanbul, Turchia; Pireo, Grecia; Bilbao e Valencia, Spagna; Marsiglia, Nantes, Le Havre e Dunkirk, in Francia; Anwerp e Bruges, entrambe in Belgio, e Rotterdam nei Paesi Bassi.

Le societa` cinesi hanno partecipato alla costruzione e alle operazioni di 42 porti in 34 Paesi all’interno della Belt and Road Initiative. La Cina inoltre ha firmato 38 accordi bilaterali e con regioni marittime, che coinvolgono 47 Paesi lungo le vie commerciali della Belt and Road. La strategia chiave di COSCO ed altre compagnie cinesi è quella di investire nei porti marittimi europei di minori dimensioni, per poi cercare di favorirne la crescita.

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